Non
dire niente. Ferma le parole, per un attimo, solo per attimo e
ascolta il glissato al sax.
Fermati
non lasciare che la melodia si spezzi riducendo in tanti piccoli
pezzi quest'immagine che lieve appare.
Fermati, ascolta e lasciati trasportare dal vento leggero, nel tepore dell’emozione.
La sala è buia, eppure potrei muovermi senza toccare nulla, senza inciampare. Conosco il numero di passi che mi separano dalla grande parete a specchio e se volto appena la testa, poco più in là so che il lungo nastro di raso sorregge le punte appese in bella mostra.
Le ossa scricchiolano e le dita si accartocciano disabituate nella costrizione in cui le ho relegate.
I fili bianchi scappano dalle forcine e la sbarra è così alta, ormai, che le anche gridano vendetta.
Eppure so che questo è e resta l’unico posto al mondo in cui posso riprendermi me, scacciando i dubbi che frullano portati dal vento di tempesta.
Ed è calma.
Muoversi al ritmo della musica nella penombra è magico, unico nel suo genere, tu la musica e il legno liscio che accarezza le punta delle dita.
Un clic e la luce interrompe la magia creandone un’altra e facendo riaffiorare ricordi così caldi da scaldare il cuore.
E’ silenzio.
Chiudo gli occhi e il piano riempie la sala e le ossa non scricchiolano più, o sono io che non le sento, trascinata dalla melodia al punto che il corpo sembra avere vita propria.
L’immagine riflessa per un attimo ritorna quella di un tempo. I capelli bianchi magicamente scomparsi, le linee del corpo acerbe un tutt’uno con quella musica, il fruscio del legno levigato e quel profumo di ciliegie che arriva delicato e soave riempiendo le narici.
Qui tutto è cancellato, annullato, esiste solo la magia di un antico amore, mai completamente perduto, mai completamente abbandonato nel ritmo scandito con tocco del legno sul parquet.
I pensieri si fermano, almeno per un attimo, per ridare ritmo al respiro. Per ridare ritmo al cammino in questo piano inclinato che chiamiamo vita.
Tu, maestro, non ci sei più ma questo luogo, questa sala è come l’hai lasciata e chi è qui oggi mi guarda come se mi conoscesse da sempre anche se non sa chi sono.
Quella mano tesa verso di me fa riaffiorare milioni di piccoli attimi preziosi e resto immobile osservando quelle dita sottili protese verso di me incapace di appoggiare le mie e, poi: “Sapevo che saresti venuta prima o poi e lo sapeva anche lui. Ha lasciato quelle scarpette per te. Balla con me!”
Con gli occhi pieni di lacrime ho appoggiato la mia mano sulla sua e sulle note leggere i nostri corpi hanno cominciato a danzare come se lo avessero fatto da sempre. Pochi passi, i suoi perfetti i miei incerti per l’età e per la ruggine che avvolge da tempo il mio corpo.
Un inchino e un sorriso regalato fanno di questo giorno un giorno speciale ricordando te che sei stato il mio Maestro e la persona che in un tempo lontano mi aveva dato il coraggio di vivere un sogno.
Fermati, ascolta e lasciati trasportare dal vento leggero, nel tepore dell’emozione.
La sala è buia, eppure potrei muovermi senza toccare nulla, senza inciampare. Conosco il numero di passi che mi separano dalla grande parete a specchio e se volto appena la testa, poco più in là so che il lungo nastro di raso sorregge le punte appese in bella mostra.
Le ossa scricchiolano e le dita si accartocciano disabituate nella costrizione in cui le ho relegate.
I fili bianchi scappano dalle forcine e la sbarra è così alta, ormai, che le anche gridano vendetta.
Eppure so che questo è e resta l’unico posto al mondo in cui posso riprendermi me, scacciando i dubbi che frullano portati dal vento di tempesta.
Ed è calma.
Muoversi al ritmo della musica nella penombra è magico, unico nel suo genere, tu la musica e il legno liscio che accarezza le punta delle dita.
Un clic e la luce interrompe la magia creandone un’altra e facendo riaffiorare ricordi così caldi da scaldare il cuore.
E’ silenzio.
Chiudo gli occhi e il piano riempie la sala e le ossa non scricchiolano più, o sono io che non le sento, trascinata dalla melodia al punto che il corpo sembra avere vita propria.
L’immagine riflessa per un attimo ritorna quella di un tempo. I capelli bianchi magicamente scomparsi, le linee del corpo acerbe un tutt’uno con quella musica, il fruscio del legno levigato e quel profumo di ciliegie che arriva delicato e soave riempiendo le narici.
Qui tutto è cancellato, annullato, esiste solo la magia di un antico amore, mai completamente perduto, mai completamente abbandonato nel ritmo scandito con tocco del legno sul parquet.
I pensieri si fermano, almeno per un attimo, per ridare ritmo al respiro. Per ridare ritmo al cammino in questo piano inclinato che chiamiamo vita.
Tu, maestro, non ci sei più ma questo luogo, questa sala è come l’hai lasciata e chi è qui oggi mi guarda come se mi conoscesse da sempre anche se non sa chi sono.
Quella mano tesa verso di me fa riaffiorare milioni di piccoli attimi preziosi e resto immobile osservando quelle dita sottili protese verso di me incapace di appoggiare le mie e, poi: “Sapevo che saresti venuta prima o poi e lo sapeva anche lui. Ha lasciato quelle scarpette per te. Balla con me!”
Con gli occhi pieni di lacrime ho appoggiato la mia mano sulla sua e sulle note leggere i nostri corpi hanno cominciato a danzare come se lo avessero fatto da sempre. Pochi passi, i suoi perfetti i miei incerti per l’età e per la ruggine che avvolge da tempo il mio corpo.
Un inchino e un sorriso regalato fanno di questo giorno un giorno speciale ricordando te che sei stato il mio Maestro e la persona che in un tempo lontano mi aveva dato il coraggio di vivere un sogno.
Non
sei più qua a ovunque tu sia, Grazie!
Per
sempre,
Relevé,
Rond de jambe, Révérence sur le mond
©Lughe
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le parole possono essere meravigliosi arcobaleni.
Molte grazie, per aver sostato e per aver lasciato un pensiero.
words can be wonderful rainbows.
Thank you so much for stopping by and leaving a thought.
les mots peuvent être de merveilleux arcs-en-ciel.
Merci beaucoup d'être passé et de laisser une pensée.